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    "L'incontro con un grande albero non può che meravigliare" - autore: Michela Lamieri

Gli Alberi

"Qual’è l'essere vivente più grande del mondo?", i più scelgono la risposta generica "la balena" o, più in dettaglio, "la balena azzurra". Si sbagliano. In realtà, le sequoie dell'America settentrionale (Sequoia sempervirens e Sequoiadendron giganteum) possono essere più grandi di qualsiasi balena. Nel "Parco delle sequoie", esistono esemplari venti volte più pesanti di una balena azzurra.

Questi giganti tra i viventi sono diventati tali perché hanno avuto il tempo necessario, protetti dai luoghi inaccessibili, per crescere.

I nostri pochi grandi alberi non possono competere con le sequoie nordamericane, ma sono anche loro, a scala locale, i più grandi tra i viventi. I grandi e vecchi alberi sono, quasi sempre, i soli superstiti di paesaggi perduti e i soli protagonisti non effimeri dei nuovi paesaggi creati dall'uomo, dove l’instabilità e il mutamento sono la regola. Gli alberi sono anche i simboli silenziosi della cultura di un popolo.

L’incontro con un grande albero, qualunque sia la specie, non può che destare ammirazione: il pensiero corre al tempo che è trascorso da quando era un piccolo seme appena germinato…

La straordinaria capacità di crescita e di adattabilità portano allo spontaneo confronto tra la breve vita dell’uomo e quella dell'albero che abbiamo davanti. È ben comprensibile il valore sacro che molti popoli, sin dall'infanzia della nostra specie, hanno attribuito agli alberi e alle foreste: i grandi alberi e i boschi impenetrabili erano i custodi di una forza vitale, di un mistero che l’uomo sperava di potere attingere, anche solo per breve tempo ed in piccola parte. L'indescrivibile bellezza di questi luoghi segnati dalla sacralità della natura è stata perduta per sempre nel nostro mondo e, con loro, sono state perdute le emozioni profonde che i giganti del bosco provocavano nei nostri antenati, sino a guidare i loro pensieri. 

Ogni vecchio grande albero porta impresso il segno lignificato del tempo. Nello spessore del tronco o nella chioma, modellata dai rami sopravvissuti agli schianti del vento e della neve, si legge il tempo trascorso. Ogni albero ha una forma altamente imprevedibile che dipende fortemente dall'interazione con l'ambiente.

Lo aveva già osservato Leonardo da Vinci, nel suo Trattato sulla Pittura: «È tanto dilettevole natura e copiosa nel variare, che infra gli alberi della medesima natura non si troverebbe una pianta ch'appresso somigliasse all'altra, e non che le piante, ma li rami o le foglie o i frutti di quelle, non si troverà uno che precisamente somigli all'altro».

Ogni grande albero è la più alta manifestazione dell’adattabilità del mondo vegetale: durare significa avere straordinarie capacità di risposta alla variabilità delle condizioni ambientali.

A Sassoguidano gli alberi secolari raccontano la storia di un popolo che ha imparato a vivere con il bosco e con le sue risorse. Tra i giganti locali, castagni, querce e faggi ricordano alla società moderna l’esistenza di caratteri forti di adattabilità, oggi perduti.  

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autore:Michela Lamieri
creato:giovedì 24 luglio 2008
modificato:venerdì 6 febbraio 2009